Da
un lato ci sono gli yuppies e dall'altro gli hipsters. Da una parte
c'è l'edonismo reaganiano, dall'altra quello renziano. Negli anni
'80, e quelli di una certa età se lo ricordano bene, c'erano giovani
professionisti urbani, molto aggressivi, affamati di denaro, di
successo, di piacere e piaceri. Erano la risposta individualista,
egoista, maschilista, capitalista, al tramonto del comunismo di
un'Unione Sovietica che stava arrancando prima di esalare il suo
ultimo respiro, travolta da inefficienze, corruzione e decadimento.
Erano la punta dell'iceberg di una rivoluzione culturale e di costume
che voleva opporsi alla Storia del ventennio precedente che aveva
prodotto gli hippies e cancellarne le ultime retoriche velleità
intellettuali del mito. Gli yuppies volevano ammonire le precedenti
generazioni e lanciare un monito: “abbiamo vinto la battaglia
contro l'ideologia contrapponendo un esasperato materialismo storico.
La vittoria è stata totale e non sono stati fatti prigionieri”. I
portavoce non ufficiali ma riconosciuti dalle masse sono stati i film
di Rambo e i personaggi alla Clint Eastwood. Il massimo splendore
dell'edonismo creato dalla Reaganomics si è avuto con gli squali
della Lehman Brothers o furbetti come Bernard Madoff. Tutti falliti o
arrestati. L'hipster e l'edonismo renziano rappresentano una mano di
smalto su di una struttura agonizzante che rinuncia volutamente alle
disillusioni che le ideologie si trascinano dietro e la voglia di
ridisegnare il futuro dando il benservito al pesante fardello del
passato. L'hipster è amorale, anarchico, gentile e civilizzato anche
se fino al punto da diventare esasperatamente decadente. Cerca di
evitare il dolore, controllare le proprie emozioni e di mostrarsi
seducente. Cose che un rottamatore, esperto di comunicazione
televisiva saprebbe essere e fare anche ad occhi chiusi. Ed è
proprio con gli occhi chiusi che il nostro Paese affronta le
incognite dell'indomani. Da un lato si trovano il Berlusconismo e dall'altra il Renzismo. La padella o la brace.
domenica 12 aprile 2015
giovedì 2 aprile 2015
Il cerchio nel “grano”
Una
favola che in questo periodo sto riascoltando molte volte, direi
anche troppo, è che la corruzione è alta perché c'è eccessiva
presenza dello Stato nell'economia italiana. Restringiamo il cerchio
del grano per spiegarci meglio: la corruzione segue la cosa pubblica.
In realtà no. Questa semplificazione è del tutto sbagliata e
volutamente equivoca. La corruzione segue il denaro, l'affare (o il
malaffare, per intenderci) ed è facilmente dimostrabile che se un
appalto pubblico è un'occasione più che ghiotta per chi intende
“vincere facile” ponendo in essere comportamenti scorretti e
delittuosi è altrettanto vero che anche i rapporti tra privati sono
spesso opachi e nascondono interessi personali. La mazzetta, la
regalìa, non sono dei virus propri di un mercato deresponsabilizzato
ed ingessato come quello che vede protagonisti settori dello Stato ma
di una cultura che è diffusa nell'aria che respiriamo o nel cibo che
mangiamo. Tecnicamente, la corruzione indica
la condotta di un soggetto che, in cambio di danaro oppure di altre
utilità e/o vantaggi che non gli sono dovuti, agisce contro i propri
doveri ed obblighi. Ora, capite che chiunque può essere protagonista
di un fatto di corruzione: dal dipendente che rivela segreti
aziendali a quello che omette un controllo qualità o acquista beni
per la propria ditta o servizi sapendo che è possibile ottenerne di
migliori e a minor costo. Più grande è una azienda, più lontani
sono gli occhi della proprietà e maggiori pericoli si corrono. Il
vecchio detto “chi sorveglierà i sorveglianti” si adatta a
qualunque livello, gerarchia o ruolo. Il cerchio (del malaffare),
dunque, si stringe attorno al “grano” e non alla tipologia di
proprietà. E sgombriamo la mente da possibili equivoci, la
corruzione non è propria dei sistemi ricchi. Anzi, laddove c'è
povertà ci sono anche minori mezzi di informazione, cultura e
vigilanza. Quest'ultima, infatti, è il vero nocciolo della
questione. La corruzione è inversamente proporzionale al livello di
allerta della vigilanza. Più esso è alto e più il malaffare si
stempera. Più è basso e più si coagula e rafforza...
Pier Giorgio Tomatis
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